“…se morremo qui in silenzio come vogliono i nostri nemici, se non ritorneremo, il mondo non saprà di che cosa l’uomo è stato capace, di che cosa è tuttora capace: il mondo non conoscerà se stesso, sarà più esposto di quanto non sia ad un ripetersi della barbarie nazionalsocialista, o di qualsiasi altra barbarie equivalente, qualunque ne sia la matrice politica effettiva o dichiarata”
(Primo Levi, Prefazione a La vita offesa, 1987)
Il giorno della memoria è una pagina triste e dolorosa della nostra storia.
Il 27 gennaio 1945, quando furono aperti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz in Polonia, il mondo vide quanto la cattiveria e la crudeltà umana erano in grado di fare. Oltre un milione di persone morirono e i superstiti, oggi, ricordano con molta amarezza quel momento.
Il campo di concentramento
Il campo, aperto nel 1940, negli anni successivi divenne un vero e proprio lager grazie alla vasta estensione dell’area -a pochi chilometri di distanza da Cracovia- e con una rete ferroviaria sviluppata. I primi ad essere reclusi nel campo furono i prigionieri politici dell’esercito polacco, ben presto anche i membri della resistenza, gli intellettuali, gli omosessuali, gli zingari e gli ebrei. Oltre ai capannoni, in cui vivevano i prigionieri, il campo era diviso in vari blocchi come il numero 11, il “blocco della morte”.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero i testimoni della tragedia e gli strumenti di tortura utilizzati in quel lager nazista. Il più grande genocidio di massa della storia.
«Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani», ha scritto a tal proposito la senatrice a vita Liliana Segre, in una lettera diffusa in questi giorni agli studenti di tutte le scuole italiane.
Le testimonianze dei sopravvissuti
Le condizioni di abbrutimento e annichilimento delle persone nei campi di genocidio sono state illustrate con grande efficacia da numerosi scrittori e diaristi. Tra le opere più significative troviamo “ Se questo è un uomo”, capolavoro dello scrittore italiano Primo Levi, deportato ad Auschwitz e miracolosamente sopravvissuto alla prigionia nel campo di sterminio fino alla liberazione a opera dei soldati sovietici. Andrea e Tatiana Bucci, sorelle di origine ebrea superstiti, hanno deciso di riportare la loro storia nel libro “Noi, bambine ad Auschwitz – La nostra storia di sopravvissute alla Shoah”.
E’ giusto non dimenticare le testimonianze dell’attuale senatrice a vita Liliana Segre e degli altri sopravvissuti.
Forte e toccante anche la testimonianza di Elena Ottolenghi che nel ’38, quando entrarono in vigore le leggi razziali, aveva solo 9 anni e come tutti i bambini ebrei fu allontanata dalla scuola che frequentava.
Risoluzione dell’ONU
“Il giorno della memoria”, riconosciuto ufficialmente da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005, vede le delegazioni provenienti da tutto il mondo partecipare alle commemorazioni che si svolgono all’interno del campo di Auschwitz, negli altri campi di concentramento dell’Europa Centrale e in molte altre città del mondo.
In questo modo, senza dimenticare il passato e fortemente ancorati alle dolorose quanto reali testimonianze di chi ha vissuto quel terribile momento, possiamo tenere viva la fiamma del ricordo. La memoria è importante ed è un fuoco che va alimentato ogni giorno, in difesa della democrazia contro la diffusione dell’odio antisemita e la discriminazione.