Quando parliamo di violenza di genere, quasi sempre identifichiamo come vittima la donna. Quello del femminicidio, che in realtà dal punto di vista criminologico e del linguaggio sarebbe meglio definire violenza contro le donne, è un continuo e giustificato allarme che affonda le sue radici nella rappresentazione di un problema di natura sociale e formativo.
Si, perché la violenza è un costruito di natura culturale, un qualcosa che non può essere risolto solo ed esclusivamente con forme di prevenzione e di lezioni sociali. Leggendo qualche articolo e confrontando i vari dati Istat però, sembra doveroso affrontare una piccola riflessione: quanti uomini subiscono violenza?
La violenza di genere è una storia complessa e le statistiche lo sono ancor di più. La violenza contro gli uomini esiste, uccide e fa male quanto quella contro le donne. Forse non siamo abituati a concepire questa forma di violenza in quanto da sempre, culturalmente e sociologicamente, l’uomo è il soggetto più forte che esercita possesso e protezione nei confronti della donna. Questa però non può essere una scusante, in quanto un uomo può subire, così come una donna, violenza psicologica, stalking e minacce.
Violenza di genere, teorie e ruoli stereotipati
Sono forse prive di fondamento le teorie storiche che identificano ruoli stereotipati con la donna vittima e l’uomo carnefice. Il fenomeno della violenza purtroppo, non trova limiti e nemmeno spiegazioni plausibili, anche la cronaca attuale ci riporta spesso casi di violenza contro gli uomini e non parliamo di semplice stalking, ma di vere e proprie aggressioni. Un fenomeno sommerso e sottovalutato che ancora, concretamente, non ha dati precisi e identificabili. Determinante che permette di considerare questo fenomeno ben lontano dalle terribili statistiche che coinvolgono i casi di donne uccise per mano di uomini.
Proprio per far luce su questo aspetto, nel 2012 è stato elaborato uno studio realizzato dal prof. Pasquale Giuseppe Macrì dell’Università di Arezzo, con Yasmin Abo Loha, Giorgio Gallino, Santiago Gascò, Claudio Manzari, Vincenzo Mastriani, Fabio Nestola, Sara Pezzuolo, Giacomo Rotoli, pubblicato all’interno della Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza. (http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_macri_et_al_2012-03.pdf)
Fenomeno culturale, vergogna o altro?
Riguardo questa analisi, il concetto che è emerso rilegge ed analizza un blocco culturale che tende a non concepire l’uomo come una vittima, frenando lo stesso a denunciare eventuali molestie o violenze. Un sentimento quasi di vergogna, che va ad intaccare l’immagine della mascolinità che lo stesso, qualora denunciasse tali atteggiamenti, potrebbe perdere.
Forse non riusciremo mai a contrastare definitivamente la violenza, ma possiamo cominciare con una discussione sociale e riflessione pubblica. Educare alla cultura del rispetto ed abbattere gli stereotipi dell’uomo, come unico e solo aggressore nella coppia, o almeno provarci.
*pubblicato per il Casinista il 14/02/2019